lunedì 28 aprile 2008

Professione qualcosa.

Questo pomeriggio, appena tornata da tirocinio, mi sono imbattuta nel non-telegiornale di italia1: studio aperto.
Uno dei tanti e importantissimi servizi riguardava i cast che si sono svolti a Roma per entrare nel mondo della televisione.
E' stato intervistato anche un papà che alla domanda della giornalista " che cosa spera che diventi sua figlia" ha risposto: " Mah, spero che diventi qualcosa".
Intanto con la parola "qualcosa" ci si riferisce alle cose: dubito che la figlia si possa considerare "qualcosa" e non "qualcuno" e soprattutto quello che passa è " solo se lavori in tv vali davvero".

Complimenti vivissimi.Questo si che è pensare.

lunedì 21 aprile 2008

giovedì 17 aprile 2008

Frammento personalmente personale


Riappropriarsi degli spazi nei quali si è vissuto e dei quali non si ricorda che frammenti.
Frammenti dolorosi, di quello che c'è stato e di quello che ora non c'è più.
Dell'intimità, dell'unità, del senso dell'essere casa.
Senso che ora c'è, si, ma in forma differente.
Che esiste nel ricordo di quello che è stato, delle abitudini, dei rituali.

Apro le finestre, i raggi illuminano la stanza di una luce nuova.
E io sono triste.

mercoledì 16 aprile 2008

Banksy ha colpito ancora.

C'è un artista che adoro. Si chiama Banksy e nessuno sa chi sia (per quanto molti pretendano di saperlo o di avrlo fotografato). Agisce di nascosto e misteriosamente, lasciando graffiti ironici e provocatori su muri di città un po' in giro per il mondo. Non solo irriverente ma anche poetico, come un bandito gentiluomo o un pittore fuorilegge.
Ieri ho letto sul sito di un giornale - ma non ricordo quale - che ne ha fatta un'altra delle sue, a Londra. "Una nazione sotto telecamere a circuito chiuso", di fianco ad una telecamera, appunto, che non è riuscita a filmarlo. La città si è svegliata e ha trovato un nuovo regalo, arrivato chissà come e chissà da chi. Come sempre, avanti così.

sabato 12 aprile 2008

Stop.



Poco tempo fa ero a Milano con un gruppo nutrito di persone, vale a dire tra 60 e 70. Al di là di quello che ero andato a fare e di chi erano queste persone - che sarebbe tutta un'altra storia - a metà pomeriggio abbiamo messo in piedi una specie di scherzo, o chiamiamolo evento di massa, o qualcosa di insensato per puro divertimento o curiosità.
Ci siamo sparpagliati per una zona ristretta della Galleria Vittorio Emanuele, nel mezzo della folla del sabato pomeriggio e ad un dato segnale ci siamo bloccati. Bloccati letteralmente, qualsiasi cosa stessimo facendo, fosse l'allacciarsi una scarpa, camminare normalmente, grattarsi il mento, guardare una vetrina. Come congelati o pietrificati.
Dopo 5 minuti d'orologio un altro segnale e abbiamo ripreso a fare quello che stavamo facendo, come niente fosse.
Prima di farlo avevo pensato che 5 minuti sarebbero stati troppi. Invece, è stata una sensazione stranamente piacevole. Fermo, immobile, nascosto dietro i miei occhiali scuri, osservavo le curiose e diverse reazioni della gente al vederci. Non lasciavo trapelare nessuna emozione, ero come una statua. Nella folla e nella follia di un sabato pomeriggio in Galleria a Milano ero un semplice osservatore senza obbligo di intervento. Potevo guardare, ascoltare e pensare e nessuno in quei 5 minuti poteva chiedermi nulla.
Prima che me ne rendessi conto, è arrivato il secondo segnale e tutto è ripartito come prima.

giovedì 3 aprile 2008

L'uomo del fiume

Andando a fare un pieno di gas alla stazione del metano di Fornovo di Taro (PR) potreste facilmente imbattervi in un esposizione temporanea di fotografie di svariati animali selvatici locali.
Qualche volta può capitare di incontrarne l'autore, Flavio Carpi, un pensionato che abita in quel paese e da annie e anni ha un hobby particolare.
L'ho conosciuto qualche mese fa, quando aspettando che il serbatoio della mia auto si riempisse, mi sono messo a osservare i suoi ritratti, quasi sovrapensiero. L'autore, mi ha rivolto la parola per primo e mi ha mostrato con orgoglio una serie di immagini di volpi, pettirossi, aironi, nutrie, pesci di fiume che lui stesso aveva fotografato.
"L'ha viso spesso il martin pescatore?"
"Marietto? Quasi tutti i giorni!" mi ha risposto.
Sì, perché ad ognuno ha dato un nome: Luigi la lepre, Fulvio la volpe, Gigio la nutria, Sandrino lo scoiattolo scoreggione "come quello della pubblicità delle cicche", mi ha spiegato.
I nomi esatti - lo ammetto - non li ricordo, ma erano simili a quelli che ho scritto. Flavio, però non solo si ricorda tutti i nomi, ma riconosce bene ogni bestia. Sì perché la cosa stupefaciente non è la sia collezione di fotografie naturalistiche, scatate in quattordici anni (o più?) di levate prima dell'alba per scendere nel vicino parco regionale del fiume Taro - "Io non fumo, bevo e non vado al bar, ma ho questa passione; mia moglie lo sa, lo accetta e andiamo d'accordo" - la cosa più singolare, dicevo, è che queste bestie le ha praticamente addomesticate.
Si vedono foto in cui una carpa fa uscire la testa dall'acqua e prende in bocca un pezzo di focaccia ("Ho passato sette mesi a picchiettare con il dito su questo sasso vicino alla corrente, prima di guadagnarmi la sua fiducia"). E poi lui con una volpe, in mezzo alle nutrie , una di quelle che preferisce ritrae una lepre che sembra fargli un gesto con le zampe, invitandolo quasi a fare silenzio.
Flavio Carpi visita anche le scuole elementari per raccontare ai bambini un mondo che in tanti hanno dimenticato e un rapporto con la natura che la maggior parte delle persone non riterrebbero possibile. Lo chiamano l'uomo del fiume, come un personggio di leggendario o d'altri tempi.

martedì 1 aprile 2008

Venuto a cercarci

Anche a voi, almeno una volta sarà capitato.
Una sera tornate a casa e vi dicono che c'è stata una persona a cercarvi. Ha chiesto di voi con una certa insistenza, ma non ha voluto aspettare, non ha detto chi era nè perchè vi cercava. Non riuscite a sapere niente di più. Al massimo riuscite a stabilire se era uomo o donna.
Ricco o povero?giovane o vecchia? bella? Inutile insistere. Chi andò ad aprire la porta non ricorda niente di preciso, si contraddice, alla fine vi accorgete che pur di rispondere inventa di sana pianta. Tuttavia, da un complesso di piccole circostanze, capite che non si trattava di un comune seccatore, nè di un postulante, nè di uno sconosciuto qualsiasi. Bensì di un altro che portava qualcosa di insolito. Tornerà, concludete alla fine, rinunciando a fantasticare.
E il giorno dopo avete già dimenticato.
Ma il visitatore non torna. E all'improvviso, parecchio tempo dopo, sorge un dubbio sottile: per caso quell'uomo (o donna) non era venuto per un motivo grande e decisivo?Non poteva essere quella, disgraziatamente, l'occasione che non avete mai cessato di sognare e dalla quale l'intera vostra esistenza sarebbe mutata?
Ma voi non eravate in casa.
Per questa stupidissima coincidenza siete mancati al destino.
Mai più lo sconosciuto si è fatto vivo. Tuttavia in alcune profondità dell'animo ancora aspettiamo che ritorni. Invecchiando aspettiamo. Questo forse il motivo perchè certe scampanellate alla porta, esattamente identiche alle altre, ci fanno battere il cuore.

Dino Buzzati, In quel preciso momento.