Sono stato a Londra per un "long week end", ma non ho alloggiato in un hotel, né in un ostello. Sono stato ospitato da due ragazzi che non avevo mai incontrato prima - lei di origini iraniane, lui indiane - trovati grazie a un sito web che mette in comunincazione viaggiatori disposti a darsi fiducia l'un l'altro e ospitartsi a vicenda. Non mi hanno chiesto nulla, ma sono stato ben lieto di offrire loro un sacchetto di tortelli dolci fatti in casa, un po' di chiacchiere (non i dolci di carnevale, ma quelle che si fanno a parole) e alla fine anche una cena, proprio per gratitudine alla loro ottima ospitalità. Ci siamo raccontati un po' delle nostre avventure, delle nostre abitudini, varie curiosità; a vederci da fuori poteva sembrare che ci conoscessimo tutti da una vita.
Nella stessa vacanza, passeggiavo una sera per una strada di Soho, volto l'angolo e vedo una ragazza davanti a un locale che distribuisce volantini pubblicitari. "Ma tu sei di Felegara!" le dico. Ed era proprio una ragazza del mio paese, che ha fatto la Prima Comunione con mia sorella. A Londra, 1400 km e la Francia nel mezzo, incontrata per caso una sera di Gennaio.
Questi due particolari legati alla stessa storia hanno confermato in me, ancora una volta, la convinzione che il mondo è più piccolo di quanto non si pensi e che tutte le distanze che ci sono poste dinanzi - siano fisiche, culturali o relazionali - non sono mai troppo grandi da non poter essere percorse dai nostri piedini.
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