mercoledì 26 dicembre 2007

Homo homini homo

Ho scattato questa fotografia in un vagone della metropolitana di New York, una notte, mentre mi trovavo a vivere e lavorare in quella città. Una notte come tante altre, in mezzo alla settimana; forse era l'una e mezza o le due e tornavo a casa da qualche festa. Una lunga giornata di lavoro alle spalle, un'altra fra poche ore.
Poca gente sul vagone, che andava avanti lentamente attraverso i lavori in corso che affliggono le notti estive di questa grande rete sotterranea. Poca gente, stanca, abbandonata sui sedili o contro i pali per sostenersi, che non vedeva l'ora di buttarsi su un letto. 
Vedere queste persone in viaggio insieme verso la propria casa - per forza o per necessità - raccolte e cullate dal movimento del treno, mi ha suscitato un poco di tenerezza. Ho subito pensato a un passo di Hobbes, di cui avevamo discusso in ufficio un po' di tempo addietro, in cui si dice che "homo homini lupus" e che la diffidenza, il sospetto e l'avidità regolano i rapporti tra gli uomini. 
Ho pensato che in quel momento non era vero. Tutta la fragilità umana era lì su quella carozza e solo un grande senso di pace e quieto abbandono ci accomunava nella corsa verso le nostre case.

Matteo