L'altro giorno ho portato i miei ragazzi del gruppo della parrocchia in città. E' tempo natalizio e questo vuole dire anche tempo di iniziative di carità. Erano in 17 e io ero sola par badare loro. 17 ragazzi dodicenni dagli ormoni impazziti, distratti dalle vetrine in una città piena di persone alle prese con gli ultimi frenetici acquisti natalizi. Ero molto preoccupata di perderne qualcuno: ogni secondo mi giravo per verificare che nessuno si fosse perso per strada, confuso dalla confusione e dalle vetrine. Il capofila lo tenevo ben stretto a me, un po' per non perderlo e un po' per una strana sorta di affettuosità materna che mi colpisce sempre quando sono con i ragazzi.
Dopo essermi girata per l'ennesima volta per controllare che ci fossero tutti... faccio per abbracciare il ragazzino di turno, che ha le spalle quasi all'altezza della mia spalla. Lo stringo a me ma ad un tratto si gira e mi dice in dialetto: "Co' sucéda?" (Cosa succede?)
Mi accorgo che la personcina che avevo abbracciato non era uno dei miei ragazzi, ma una signora anziana che camminava accanto a me. Sorridendo, mi scuso.
Cavoli, chissà cosa avrà pensato: un borseggiatore gentile? Non lo so. Non mi sono fermata a spiegarle troppo il perché del mio abbraccio. Avevo una missione da compiere:portare tutti i ragazzi alla corriera.
Elena
Nessun commento:
Posta un commento